Nuova luce sulla scomparsa di Ettore Majorana

Non ho ancora pubblicato un mio componimento dal titolo “Un ragazzo incorreggibile”, nel quale racconto, in chiave prettamente biografica, di me e di tanti personaggi da me personalmente conosciuti ed ormai scomparsi: accenno anche alla storica vicenda della scomparsa di Ettore Majorana attingendo ai racconti, spesso fantasiosi, fatti da giornalisti, scrittori e scienziati. Nel mio racconto parlo casualmente di Majorana perché la sua vicenda si intreccia con la storia curiosa di un personaggio apparso, all’epoca, a Mazara Del Vallo e che io ho conosciuto: l’uomo cane. Di quanti si sono cimentati alla ricerca di Majorana nessuno mai è arrivato, fino ad oggi, ad un traguardo conclusivo, tale da porre fine alle infinite teorie. Fino ad oggi gli interrogativi che hanno avuto una valida risposta sono veramente pochi: è morto? Si è suicidato? E’ stato rapito? In circa settant’anni di continue ricerche ben pochi hanno raggiunto una qualche verità. Esattamente il 16 aprile 1938, quando il senatore Giovanni Gentile scrive a S.E. Arturo Bocchini, capo della Polizia, raccomandandogli di voler benevolmente accogliere il dottor Salvatore Majorana che aveva bisogno di conferire con lui “… pel caso disgraziato del fratello, il professore scomparso”. Si sono messi in movimento tutti i commissariati d’Italia e di mezza Europa; fece pressioni perfino Mussolini e si scomodò il Vaticano: tutto fu inutile. La confusione maggiore la provocò la collaborazione dello scrittore Sciascia con il giornalista I. Bascone (1987): l’interesse di Sciascia di raccontare la verità si confonde con l’interesse del giornalista di fare scoop. Alla vicenda si intreccia una serie di altre vicende oscure e apparentemente collegate tra loro. La prima, è quella della comparsa a Mazara del Vallo dell’uomo cane. Passano anni prima di scoprire che l’uomo cane altro non era che un povero muratore che anagraficamente corrispondeva con un certo Tommaso Lipari. Passarono molti altri lustri perché venisse investita della vicenda la Procura di Marsala con l’allora giudice Paolo Borsellino. L’accanimento su Majorana, col sospetto che si fosse nascosto nei panni dell’uomo cane, suscitò l’apprensione delle forze di Polizia, stuzzicò la stampa locale e senza volerlo attirò l’attenzione di Borsellino. L’uomo cane morì a Mazara nel 1973. Borsellino accertò la prima verità assoluta: Tommaso Lipari era effettivamente l’uomo cane. Nel ’73 Erasmo Recami, altro fisico famoso, uscito pure lui dalla scuola di Enrico Fermi e collega di Maiorana, pubblica un libro sul mistero della sua scomparsa ed ipotizza che questi si fosse trasferito in Argentina adottando un falso nome; una strana fuga derivante da una profonda crisi esistenziale. La stessa ipotesi era stata seguita senza alcun esito in Italia tra chiese e conventi. Il professor Zichichi ne è tuttora convinto: la Procura di Roma ha deciso di archiviare definitivamente il caso ritenendo inoppugnabili le prove raccolte e, cioè, che Ettore Majorana era vino negli anni ’55-’59 a Valencia, in Venezuela sotto il falso nome di Bini. Se così stanno le cose e non vedo alcun motivo per dubitarne, collego questo esito all’ipotesi di Recami che io ho ritenuto nel mio libro la più probabile. Possiamo dire che Majorana, già prima del ’55, si era nascosto in Argentina dai coniugi Talbet, suoi vecchi amici e che, visto il pericolo di essere travolto nelle vicende del regime petroniano, sia riuscito a fuggire in Venezuela. C’è da dire che la decisione dell’archiviazione del caso presa dal procuratore Lariani ci giunge gradita anche se rimangono alcuni interrogativi.

Nino Giacalone Culetta S.